Grandi autori per grandi storie e non solo

TESTA O CROCE?

di Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis

Dopo aver spiazzato la Quinzaine del 2021 con l’ottimo esordio Re Granchio Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis tornano sulla Croisette con Testa o croce?, questa volta approdando al concorso di Un certain regard. L’idea ambiziosa è quella di riprodurre in Italia il western picaresco, survoltato e a pochi passi dalla commedia: il risultato però è diseguale, e forse anche molto meno personale di quanto possa apparire a prima vista.

Butteri contro cowboy

All’alba del XX secolo il Wild West Show di Buffalo Bill arriva in Italia, vendendo il mito della frontiera americana e risvegliando l’immaginazione di Rosa, una giovane donna intrappolata in un matrimonio soffocante con un potente e violento proprietario terriero. Quando un rodeo tra cowboy americani e butteri italiani finisce in tragedia, Rosa scappa con Santino, l’audace cavaliere locale che ha sconfitto gli americani. Ma in un mondo in cui la giustizia è venduta al miglior offerente, lo stesso Buffalo Bill, tra gli altri, si unisce alla caccia alla taglia lanciata contro Santino. Il sogno di libertà di Rosa si scontra quindi frontalmente con il peso della realtà e, come in ogni buona ballata western, il destino finisce per fare la sua parte. [sinossi]

Non c’è dubbio che Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis perseguano un’idea di cinema che non ha alcuna intenzione di accomodarsi nella prassi produttiva italiana contemporanea. È altrettanto fuor di discussione che amino la “prospettiva mitica” del racconto, più che la sua veridicità storica, e che prediligano gli spazi aperti in cui i loro personaggi possono perdersi, abbandonare la Storia ed entrare di diritto nella leggenda.

Testa o croce?, il film con cui i due cineasti romani tornano a Cannes approdando stavolta nel concorso di Un certain regard, un racconto a metà tra vero e leggenda, gli spazi aperti, una fuga, e ovviamente qualcuno che spara. Anzi a sparare sono in molti, praticamente tutti i personaggi che animano questa vicenda che parte da un presupposto credibile, perché è vero che sul finire dell’Ottocento Buffalo Bill raggiunse l’Italia, e segnatamente il Lazio, per portare il suo spettacolo itinerante in cui circo e Vecchio West si davano la mano (“mi presentarono i miei cinquant’anni e un contratto col circo Pace e Bene a girare l’Europa” cantava nel 1976 Francesco De Gregori) e sollazzare un popolo che di quell’universo non aveva ricevuto che un’eco lontana, lontanissima.

LE CITTÀ DI PIANURA

Regia di Francesco Sossai. Con Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Roberto Citran, Andrea Pennacchi

Nel Veneto rurale, due amici di bevute inseguono la leggenda di un tesoro nascosto dal loro compagno Genio. Con loro un giovane architetto in cerca di sé. Un road movie che riesce a raccontare un’Italia vera con una sua energia lenta e sul finale commovente. Doriano, detto Dori, e Carlobianchi (sì, tutto attaccato) sono amici di bevute, in un Veneto rurale che pare quasi il Far West. Il loro obiettivo nella vita è sfondarsi di lumache e polenta e andare a bere l’ultima ombra di vino: “una voglia che va al di là della sete”. Hanno scoperto il segreto del mondo, ma da sobri non se lo ricordano, e credono alla leggenda metropolitana secondo cui il loro storico amico Genio, “il più premiato vincitore del Caliera Trophy”, ha nascosto da qualche parte un tesoretto ricavato dalla vendita di frodo di occhiali dal sole. Per questo, e perché gli vogliono bene, devono andare a prenderlo all’arrivo dall’Argentina, dove si era rifugiato in attesa della prescrizione per i sui reati. Lungo il loro percorso incontrano Giulio, studente di Architettura timido e insicuro, che si unisce al loro viaggio e impara a vivere alla giornata – ma non senza una missione temporanea – come fanno Dori e Carlobianchi da sempre.

Il 16 settembre 1977 Maria Callas muore a 53 anni nel suo appartamento di Parigi, dove viveva sola con l’unica compagnia dei fidatissimi Ferruccio, autista e maggiordomo, e Bruna, la domestica. Nella settimana precedente alla morte, e a più di quattro anni dall’ultima performance, la straordinaria soprano greco-statunitense fa i conti con il peso della sua fama, con il ricordo ancora forte del compagno Aristotele Onassis e, forse, con un ultimo tentativo di tornare a calcare i palcoscenici dell’opera, pur indebolita e con una voce nella quale lei per prima non riconosce più il timbro de “la Callas” e delle sue indimenticabili interpretazioni. Chissà se quella di Pablo Larraín ha sempre voluto essere una trilogia, o se i suoi ritratti di icone femminili del ventesimo secolo – colte sul precipizio della tragedia in una perenne lotta tra identità e aspettative esterne – si sono semplicemente affastellati uno sull’altro come dei bellissimi misteri insolubili.

Commento (8)

  • Ludovica| 24 Agosto 2023

    Buongiorno,
    Quando è in programmazione Oppenheimer?

  • Anto| 8 Settembre 2023

    ma quando esce the nun 2?

  • Paola| 14 Settembre 2023

    Salve, quando sarà proiettato The Nun 2 ?

  • Pasquale| 22 Settembre 2023

    Ciao volevo sapere i giorni e gli orari di programmazione del film Felicità.
    Grazie

    • Antonio Brigante| 26 Settembre 2023

      ti farò sapere a breve dal 29 settembre al 4 Ottobre abbiamo IO CAPITANO ore 19,15 e 21,30 in programmazione

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